La paura irrazionale di essere sepolti vivi rappresenta attualmente una nevrosi rara che può essere associata a stati psicopatologici. La tafofobia al giorno d’oggi interessa pochi soggetti che soffrono di una forma estrema di claustrofobia, una paura che li spinge ad evitare situazioni che li portano ad avvertire una sensazione angosciosa di soffocamento o di affollamento nello spazio, con manifestazione di sintomi caratteristici, che possono variare da persona a persona, si tratta di attacchi improvvisi di ansia paralizzante o di attacchi di panico, a cui si associano: dispnea, secchezza delle fauci, nausea, tremori, palpitazioni, incapacità di parlare o di pensare con chiarezza, perdita di controllo, sensazione di distacco dalla realtà, paura di morire.
Nei secoli passati si è registrato un picco della tafofobia sostenuta da superstizioni che hanno favorito la nascita di ingegni brevettati per constatare la morte, in particolare in Germania è stata raccolta una gran mole di testimonianze a sottolineare come tale paura era radicata in questa nazione dove sono state realizzate tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento delle invenzioni per verificare la morte dei cadaveri. Nel diciannovesimo secolo sono state inventate le “bare di sicurezza” o “bare di sopravvivenza”, per tutelare gli eventuali sepolti vivi che ipoteticamente avevano la possibilità di richiamare l’attenzione in caso di sepoltura prematura.
Tra queste invenzioni è diventata famosa la bara di sicurezza brevettata dal dottor Johann Gottfried Taberger che prevedeva un sistema di corde allacciate a mani, piedi e testa del sepolto e poi collegate a delle campane posizionate esternamente. Con la divulgazione dei metodi scientifici per accertare la morte reale di una persona, la tafofobia è passata in secondo piano rispetto ad altre fobie e nevrosi, attualmente la paura di rimanere vivi dopo la sepoltura è rara e tende a colpire principalmente le persone che durante la loro giovinezza sono rimaste suggestionate da racconti di sepolti vivi. Abbiamo provato a chiedere allo staff di feretro.it che cosa pensassero su questa tematica e se le origini di questa paura debbano essere ricercate nel proprio inconscio.
“Per allontanare la paura di risvegli post mortem all’interno del feretro, la medicina ha sviluppato la diagnosi di morte che permette di formulare l’accertamento di avvenuto decesso che valuta il processo di termine irreversibile delle funzioni cardiocircolatorie, respiratorie, nervose che prosegue con il degrado del cadavere. Quando la morte non avviene in ospedale, è necessario richiedere la visita del medico necroscopo che deve essere eseguita non prima di 15 ore dal decesso e dal collocamento all’interno della bara”.
Tafofobia nella letteratura e nel cinema
Come patologia la tafofobia è stata illustrata per la prima volta dal medico e psichiatra Enrico Morselli nel suo libro “Sulla dismorfofobia e sulla tafefobia”, pubblicato nel 1891. Tra i nomi più famosi di soggetti tafofobici circolano nella letteratura quelli del celebre scrittore russo Gogol’ e di Edgar Allan Poe che ha riversato nella scrittura la sua paura dando vita a racconti del terrore sul tema della sepoltura quali: “La sepoltura prematura”, “La caduta della casa degli Usher”, “Il barile di Amontillado”.
La casa editrice Einaudi ha pubblicato nel 1999 la raccolta “Sepolto vivo! – Quindici racconti dalle tenebre”, a cura di Enrico Badellino, con la collaborazione di Sandro Caparrini, dove si susseguono gli scritti di diversi autori che hanno trattato il tema della paura di essere seppelliti vivi all’interno di una bara. Tra gli scrittori presenti all’interno di questa raccolta, ricordiamo: Edgar Allan Poe, Théophile Gautier, Gustave Flaubert, Émile Zola, Guy de Maupassant, Cesare Donati, Ambrose Bierce, Gustav Meyrink, Rudyard Kipling, Edith Nesbit, Clark Ashton Smith, Cornell Woolrich, Edith Wharton, Robert Bloch, Nelly Kaplan.
Anche il cinema ha affrontato il tema della sepoltura da vivi, tra i film da ricordare ci sono:
- “Sepolto vivo” (1962), del regista Roger Corman, racconta di un tafofobico che cerca di scongiurare la sua fobia attraverso la costruzione di un mausoleo sofisticato;
- “Buried – Sepolto” (2010), diretto da Rodrigo Corté con protagonista Ryan Reynolds che è stato rinchiuso e sepolto dentro una bara di legno dove l’operatore civile statunitense è stato sepolto vivo da ribelli iracheni che ne chiedono il riscatto;
- il film “Kill Bill vol. 2” (2004) può vantare una scena cult nella quale il personaggio interpretato da Uma Thurman viene sepolta viva e per salvarsi si serve degli insegnamenti del maestro di arti marziali Pai Mei.
Morti apparenti
La cronaca nera ha fatto talvolta riferito ad omicidi, con vittime che sono state sepolte vive, la cui morte è stata provocata da asfissia e verificata analizzando lo stato del cadavere che presentava una posizione contorta, unghie delle dita di mani e piedi spezzate, espressione di orrore del volto. Accanto a questi efferati crimini sono stati segnalati nei secoli scorsi casi di morti apparenti che hanno portato alla sepoltura di soggetti non clinicamente morti a causa di uno stato di coma da epilessia o da diabete, tra le diverse storie vere si può segnalare ad esempio il caso che ha sconvolto una cittadina del Pikeville, nel Kentucky, alla fine dell’Ottocento. Molti cittadini si ammalarono di una strana malattia e caddero in coma per poi risvegliarsi, successivamente si scoprì che queste morti apparenti erano state causate dal morso di un insetto. Alcune storie documentate di sepolture premature risalgono all’epoca vittoriana e vedono tra le vittime i malati di colera che venivano sepolti molto presto dopo la morte presunta per evitare la propagazione della pandemia.
In passato si cercava di lucrare dai funerali e dalla sepoltura dei corpi, chi gestiva questo tipo di attività cercava di guadagnare dalla morte della gente tanto da trascurare di accertare le morti prima di procedere alla sepoltura dei cadaveri che avveniva in tempi alquanto ristretti. Non si hanno invece testimonianzie e notizie documentate da poter considerare veritiere che attestino il disseppellimento di morti apparenti che dopo essersi risvegliati nella tomba sono riusciti a liberarsi, circolano solo leggende e storie che fanno riferimento a fatti accaduti in un passato lontano.