L’estate 2017 in Italia la ricorderemo come una delle stagioni meno piovose degli ultimi 20 anni.
Il suolo italiano è stato minacciato da una grave siccità e chissà che in futuro, emergenze come queste, se non corriamo ai ripari, potrebbero presentarsi in maniera ancora più grave.
Le temperature ambientali medie d’Agosto hanno superato abbondantemente i 34 gradi, toccando delle punte impressionanti di calore nelle province di Ferrara e Forlì, dove si sono registrati rispettivamente ben 41° e 43° !!
Non è andata meglio nelle restanti parti d’Italia, visto che non è caduta pioggia praticamente su da nessuna parte, ad eccezione della Valle D’Aosta.
Il livello dei fiumi è sceso talmente in basso da far preoccupare moltissimi comuni italiani.
La conseguenza più diretta dello svuotamento delle idriche è stata la necessità di limitare la disponibilità d’acqua su alcuni territori, come è avvenuto in parte nell’area di Roma.
La bassissima disponibilità idrica del lago di Bracciano e la relazione burrascosa tra la sindaca Raggi e Acea hanno riempito le pagine dei giornali estivi nazionali.
L’allarme siccità è stato aggravato ancora più dalle disastrose condizioni in cui versano lunghissimi tratti dei nostri acquedotti, che rappresenta ancora oggi la causa principale di perdite di milioni di metri cubi ogni secondo.
Secondo alcuni studi idrogeologici, sembrerebbe che oltre il 40% dell’acqua che scendendo dai ghiacciai, raggiunge i fiumi e viene trattata e resa potabile prima di essere introdotta nell’acquedotto, si perda irrimediabilmente a causa di falle.
I danni in Agricoltura
Le vittime principali di questa emergenza acqua sono state gli agricoltori che hanno perso gran parte dei loro raccolti e hanno assistito alla morte del proprio bestiame, per mancanza di erba fresca da brucare.
Il circolo vizioso colpisce un po’ tutti nella catena alimentare e come è facile immaginare, anche i consumatori finali hanno patito il prezzo di questo dramma idrico 2017. I prezzi di frutta e verdura, presso i banchi dei mercati rionali, sono quasi raddoppiati, facendo ipotizzare che qualche negoziante più scaltro, abbia approfittato della situazione per speculare ed aumentare le proprie entrate.
I piccoli coltivatori
Anche le famiglie che possedevano un piccolo orto hanno dovuto limitare i quantitativi d’acqua in fase di irrigazione, con una conseguente minore crescita delle colture del campo. Gli unici ortocoltori che sono riusciti a resistere alla siccità e conservare un buon livello di ortaggi sani e produttivi sono stati coloro i quali si erano muniti di serbatoi d’acqua in polietilene.
Questo tipo di cisterne sono impiegate nella piccola agricoltura per immagazzina ulteriori quantitativi d’acqua, pronta per essere impiegata durante i mesi estivi, in cui notoriamente piove molto meno. Quella di posizionare i serbatoi d’acqua piovana in prossimità degli orti si rivela il miglior metodo per sopperire a crisi idriche, mantenendo una certa autonomia d’acqua, anche quando le precipitazioni atmosferiche sono più rare.
Se si vuole disporre di acqua per irrigare i campi coltivati, anche quando la calura estiva impoverisce l’humus dei nostri terreni e secca le nostre zucchine, piantate con tanto amore, bisognerà pensare d’installare questi serbatoi per acqua piovana già dall’inverno, quando oltre al freddo, ci saranno anche copiose piogge.
Un metodo semplice e anche piuttosto economico, adatto a qualunque esigenza. Esistono infatti modelli di ogni forma e tipologia, anche quelli da 300 litri, venduti dalla Cordivari, sembrerebbero quelli preferiti dal mercato italiano.
L’unica accortezza riguarderà le spese di spedizioni, qualora decidiate di comprarlo online, visto che la grandezza di questo articolo di termoidraulica è abbastanza elevata e rischia di incidere molto sul costo complessivo. Il consiglio è quello di comprare il serbatoio Cordivari in un negozio di giardinaggio presente direttamente nella vostra città, qualora lo shop on line non offrisse le spese di spedizione incluse nel prezzo.
La speranza è che l’acqua venga sempre più considerata una risorsa importante e quindi rispettava dall’essere umano. Avere la consapevolezza dei cambiamenti climatici senza avere la volontà di fare qualcosa per cambiare il corso delle cose. Ogni famiglia italiana con un piccolo orto o giardino condominiale, anche senza considerarsi per indole “ambientalista”, dovrebbe raccogliere quanta più pioggia possibile, attraverso vasche di raccolta di questo tipo e riutilizzare l’acqua come meglio ritiene.
Da un certo punto di vista, entrando in un’ottica di una società sostenibile, dovrebbero essere gli ingegneri e gli architetti stessi a riconsiderare il ruolo di serbatoi d’acqua.
Come accade per molti di loro quando insistono per la presenza di pannelli solari sui tetti condominiali, questa categoria di professionisti dovrebbe impegnarsi a progettare delle case in grado di riutilizzare l’acqua di pioggia e quindi impiegarla per riscaldare gli ambienti interni o per scaricare l’acqua del water.
Il suolo è minacciato, è vero, ma noi possiamo fare qualcosa per aiutare l’ambiente, aumentando l’efficienza energetica delle nostre case e rendendole più autonome dal punto di vista idrico.